Secondo diverse autorità europee, il celebre strumento di analisi dei dati violerebbe i requisiti imposti dal GDPR europeo. Negli ultimi mesi si iniziano a intravedere spiragli di luce risolutivi. Analizziamoli insieme.
Già da alcuni mesi un garante per la Privacy europeo dopo l’altro ha messo in luce l’illegalità dell’analisi dei dati degli utenti online condotta con l’ausilio di Google Analytics. Il garante francese è stato il primo, tra gli ultimi quello italiano. Tempistiche a parte, lo strumento è stato unanimemente dichiarato non conforme agli standard del GDPR europeo in materia di protezione dei dati personali degli utenti. Perché una tale scelta?
Vediamone insieme le motivazioni.
Perché Google Analytics viola il GDPR?
Google Analytics, nello specifico, la versione 3 della piattaforma (quella non aggiornata) è recentemente finita nel mirino dei garanti per la Privacy europei perché traferisce i dati sensibili degli utenti europei negli Stati Uniti, il paese di origine della famosa piattaforma, dove vige un differente e meno “stringente” sistema di gestione dei dati personali.
Il fatto curioso e interessante allo stesso tempo è che il garante non ha “punito” direttamente il colosso Google, ma una società di servizi privata, ovvero, gli utilizzatori finali del servizio Google. L’intervento non ha riguardato sanzioni economiche ma un’ammonizione che prevedeva tre mesi di tempo per prendere precauzioni e adeguarsi quanto prima.
Ultimi aggiornamenti e provvedimenti
Da alcuni mesi il garante per la Privacy europeo congiuntamente al governo americano stanno adottando delle misure per far fronte alle problematiche connesse con l’uso di Google Analytics.
A quanto pare, mancherebbero pochi mesi a un nuovo accordo tra Europa e USA. Il Presidente Biden ha infatti, recentemente, firmato un ordine esecutivo per adempiere agli obblighi della nuova politica di Privacy congiunta tra Europa e USA.
Uno spiraglio di luce dopo mesi di dubbi e incertezze, che fa ben sperare tutte le aziende e le società di servizi che lavorano nel e per il web.
Google Analytics 4: la proposta risolutiva di Google
Dal canto suo, anche Google si è messo in moto per far fronte alle problematiche sorte dalla questione della non conformità al GDPR europeo del proprio strumento.
Lo ha fatto rilasciando Google Analytics 4, una versione aggiornata della piattaforma che permetterebbe di controllare maggiormente la fuoriuscita di dati verso canali extra-europei attraverso particolari impostazioni e settaggi.
Google Analytics 4 risolve davvero il problema?
La domanda che ci siamo posti come fornitore di servizi web e come addetti ai lavori è stata se, effettivamente, la nuova release del potente strumento di analisi online risolva, di fatto, le problematiche connesse alla violazione del GDPR europeo.
La risposta è positiva. Google Analytics 4 permette infatti di impostare secondo particolari criteri il reperimento e l’archiviazione dei dati degli utenti e controllarne la migrazione. Permette, inoltre, livelli di controllo territoriali e opzioni per ridurre al minimo la raccolta dei dati sensibili degli utenti.
Alternative all’uso di Google Analytics 4
Alcune aziende di servizi che lavorano nel mondo del web potrebbero volersi affidare ad alternative a Google Analytics 4 conformi al GDPR o attuare strategie per un’ulteriore protezione dei dati. Una delle precauzioni da poter operare in tal senso è quella di oscurare i dati usando un server proxy, in modo che le informazioni non vengano condivise con gli USA.
Un’altra precauzione da attuare è quella di usare tool e plugin che siano conformi al GDPR o che utilizzino dati crittografati.
Per quanto ci riguarda, verifichiamo sempre con estrema attenzione la nostra ottemperanza alle norme promosse dal garante per la Privacy europeo e auspichiamo una pronta risoluzione a livello sovranazionale delle criticità attuali.
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Bibliografia: