Testate online, social media, tv, programmi radiofonici: da qualche mese il mondo è in fermento per l’avvento di ChatGPT-3, l’Intelligenza Artificiale a reti neurali che promette di rivoluzionare per sempre l’universo tecnologico e non. Vediamo insieme cos’è, come funziona, quali sono i suoi utilizzi e i rischi associati a un uso scorretto.
1. ChatGPT-3 in parole semplici
ChatGPT-3 si autodefinisce come un “sistema di generazione di linguaggio naturale che utilizza una rete neurale per generare testo in modo autonomo, in base a input di testo forniti”.
Potremmo definirlo come una chatbot ma, in realtà, le sue funzionalità e i suoi utilizzi possono e potrebbero andare molto più oltre.
Il sistema di ChatGPT-3 è stato prodotto da OpenAI, un’organizzazione senza fini di lucro che effettua ricerche sull’intelligenza artificiale che, a detta sua, “promuove e sviluppa un’intelligenza artificiale amichevole”.
Fino a qualche mese fa ChatGPT-3 era disponibile in via gratuita. Da poco invece sono previste piccole tariffe di utilizzo diversificate in base alla tipologia di contenuto che si vuole produrre (testo, immagini, traduzioni, ecc.) e alla quantità di materiale di cui si ha bisogno.
ChatGPT-3 può essere utilizzato per moltissime e differenti attività, dalla risposta alle interrogazioni, alla scrittura automatica, alla traduzione di testi, alla scrittura di codice e molto altro. Vediamo nel prossimo capitolo come funziona con qualche esempio pratico.
2. Come funziona ChatGPT-3
Uno degli utilizzi più semplici di ChatGPT-3 è l’interrogazione. In modo molto simile ad altri sistemi come Siri e Alexa, l’utente pone una richiesta (prompt) al sistema, il quale fornisce una risposta in base a miliardi di parametri.
Ovviamente, più il prompt sarà preciso e pertinente, più la risposta sarà affidabile. ChatGPT-3 è strutturato in modo da fornire risposte differenti in base agli input che riceve, rispondendo così in modo sempre diverso rispetto al modo in cui una domanda viene posta.
La chatbot apprende costantemente in modo automatico ed ha a sua disposizione una quantità di conoscenza quasi illimitata. Per comprendere meglio le capacità di apprendimento di ChatGPT-3 basti pensare che nel 2019 l’AI aveva a disposizione 1,5 miliardi di parametri di apprendimento, ad oggi ben 175 miliardi.
È possibile pertanto affermare che, al momento, non esiste al mondo un modello di AI basato sul machine learning potente come ChatGPT-3.
Ovviamente è possibile chiedere alla chatbot di elaborare più di una risposta a un singolo prompt e di rispondere in modo differente. Per esempio, si può chiedere alla chatbot di elaborare un breve testo su un determinato argomento producendone 3 varianti di cui una allegra, una triste e una nostalgica.
Rimarremo stupiti di quanto l’AI sia in grado di fornire una risposta personalizzata ed empatica al prompt e, per un breve ma emozionante istante, avremo davvero la sensazione di parlare con un altro essere umano piuttosto che con una “macchina”.
3. ChatGPT-3: scenari di utilizzo e possibili integrazioni con le professionalità digital
Dal dicembre 2022 a oggi ChatGPT-3 è stato utilizzato da più di un milione di utenti in tutto il mondo. Un risultato sconvolgente considerando che il picco di utenze è stato raggiunto in soli 5 giorni dalla data ufficiale della presentazione.
A partire da allora, la chatbot è stata testata da milioni di persone in tutto il globo con milioni, forse miliardi di prompt differenti. I primi tester sono stati, ovviamente, gli esperti del settore, dai copywriter ai developers, agli esperti di SEO.
Gli input sono stati dei più differenti, dalla richiesta di traduzioni, alla creazione di plugin, alla scrittura di articoli e digressioni, alla generazione di codice.
Tutti questi utilizzi potrebbero rappresentare, ad oggi, un pericolo per le professionalità del mondo digital? Negli anni gli esperti si vedranno sottrarre la loro professionalità da una AI?
Non possiamo rispondere in modo certo e non possiamo offrire delle previsioni sul lungo periodo. Possiamo solo affermare che, per il momento, dato l’attuale livello di tecnologia utilizzata dalle AI a nostra disposizione, la maggior parte delle professionalità digital non si vedrà sottrarre il lavoro, anzi.
Al momento ChatGPT-3 rappresenta un utilissimo strumento da integrare nella propria quotidianità professionale. Un esempio? Può essere usata come antidoto al comune “blocco dello scrittore”, condizione con la quale tutti i copywriter, prima o poi, si trovano a fare i conti. Un altro esempio è la mancanza di tempo per generare una traduzione o una sintesi di un testo, un altro ancora è quello della scrittura di contenuti in ottica SEO, e così via.
Per il momento, quindi, ChatGPT-3 rappresenta un ottimo alleato delle professionalità del mondo digital, un amico virtuale al quale affidarsi nei momenti più critici o, più semplicemente, quando si è in cerca di uno spunto diverso, di una (multi) prospettiva differente dalla nostra.
Nei prossimi anni pensiamo che, anche se le AI di questo tipo dovessero prendere sempre più campo, rimarrà comunque la necessità della figura di un prompt manager, un esperto di contenuti che sia in grado di sottoporre alla chatbot input corretti, così come ci sarà necessità di un developer per verificare la correttezza del codice generato, campo in cui questo tipo di AI è ancora abbastanza debole.
4. ChatGPT-3: limiti attuali e possibili usi scorretti
La tendenza dell’essere umano di “umanizzare” tutto ciò che lo circonda è pressoché innata. Quanti di noi, per esempio, parlano con il proprio pc o con la propria auto? Quanti di noi hanno dato un nome alla propria bici o alla propria moto?
Questi sono esempi di quanto sia insita nell’uomo la tendenza all’umanizzazione dell’inumano. Per fare un esempio molto pratico su questa scia, potremmo affermare che ChatGPT-3 non è altro che un “bambino”.
Proprio come un cucciolo apprende a partire dagli stimoli che gli vengono forniti e autoalimenta il suo apprendimento con la propria esperienza. Dunque, più gli stimoli che riceverà saranno precisi e adeguati, migliore sarà la sua risposta.
Proprio come un bambino, tuttavia, le sue funzionalità non sono ancora perfettamente sviluppate. Un esempio pratico è la questione delle fonti. Attingendo da una moltitudine potenzialmente infinita di fonti provenienti da tutto il web, ChatGPT-3 potrebbe non fornire dati attendibili o potrebbe fornire risposte “pre-confezionate”, copiate da altri, anche protette da copywright.
Per questo motivo è ancora di fondamentale importanza la necessità della presenza di un umano, sia in fase di generazione di prompt che in fase di verifica del prodotto.
Un altro limite riguarda la scrittura di codice. ChatGPT-3 è nato come una chatbot di elaborazione del linguaggio naturale e, per il momento, risulta ancora poco precisa nella produzione e nella traduzione dei linguaggi codificati, come quelli informatici.
A questo scopo OpenAI ha da poco firmato una partnership con Microsoft che, nei prossimi anni, aiuterà l’azienda di ricerca a migliorare ChatGPT-3 anche da questo punto di vista.
Tornando all’associazione tra la chatbot e un bambino, proprio come un piccolo, se dovesse finire nelle mani sbagliate potrebbero crearsi situazioni potenzialmente molto preoccupanti.
Ciò che dobbiamo sempre tenere a mente, infatti, è che ChatGPT-3 è stato concepita come una AI amichevole, la quale, per sua struttura è istruita a rispettare le regole fornite dagli umani e a dare riscontri non lesivi.
A tal proposito, quanti di noi ricordano le Tre leggi della robotica di Isaac Asimov? Per approfondimenti, clicca qui.
In conclusione, nelle mani sbagliate, come quelle di hacker e criminali senza scrupoli, ChatGPT-3 potrebbe trasformarsi facilmente da fidato amico virtuale ad arma da guerra informatica dalla potenza di attacco davvero notevole.
Ovviamente scongiuriamo questa opzione, fiduciosi nella tecnologia e nelle sue evoluzioni, con un occhio ben puntato sulla sicurezza e sul rispetto dei valori dell’informatica.
Bibliografia